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Scandalo Dior: Prezzi gonfiati degli articoli di moda nel settore fashion luxury


scandalo Dior prezzi gonfiati rispetto ai costi

Dior nello Scandalo: Produzione in Condizioni Disumane e Prezzi Esorbitanti

Il mondo della moda si era appena ripreso dallo scandalo che aveva coinvolto Alviero Martini e Giorgio Armani, e ora si trova ad affrontare un nuovo caso di bassa moda. Dior, una delle maison che stava guadagnando sempre più terreno nel percepito tra i consumatori, è stata beccata in flagranza di reato. Manufactures Dior srl è accusata di massimizzare i profitti risparmiando sul costo del lavoro, della sicurezza e delle procedure fiscali correlate. In sostanza, una borsa costava appena 53€ alla committente Dior, che però la rivendeva nei negozi a ben 2.600€.


Lo Scandalo Dior che Maria Grazia Chiuri non si Meritava


Avevamo lasciato Maria Grazia Chiuri, stilista di Dior, che si batteva sotto la bandiera della svolta green della maison. Dal 2021, quando Dior aveva ottenuto la certificazione Butterfly Mark di Positive Luxury, il team era impegnato nel programma Dream in Green, che implementa una strategia cooperativa globale e locale per le sfide ambientali. Tuttavia, il tribunale di Milano ha posto sotto amministrazione giudiziaria la maison francese, accusata di subappaltare la produzione di accessori e pelletteria a una fabbrica cinese dove i lavoratori erano sottopagati e vivevano in condizioni di assoluta indigenza.


Le Indagini e le Sanzioni


Nei quattro opifici controllati tra Milano e la Brianza sono stati identificati 32 lavoratori, sette dei quali non regolarmente registrati e due clandestini. Ai cinque imprenditori è stata inflitta una multa di 138.000€ e sanzioni amministrative per 68.500€, mentre le quattro aziende hanno visto sospesa l’attività per gravi violazioni in materia di sicurezza e utilizzo di lavoro nero. Il costo della dignità del lavoro dietro una grande maison come Dior, che si fregia di essere tra le più sostenibili, sembra essere di poco più di 200.000€.

Un dettaglio particolarmente raccapricciante emerso dalle indagini è che i lavoratori erano stati preparati a rispondere di non essere impiegati dell’azienda Dior in caso di controlli, adducendo scuse assurde per giustificare la loro presenza. È chiaro che avevano ricevuto istruzioni su come comportarsi e cosa dire (o non dire) in caso di verifiche.

Il Precedente di Alviero Martini e Armani

Alviero Martini e Giorgio Armani, due storiche maison italiane, avevano già affrontato simili accuse prima di Dior. Anche loro erano stati coinvolti in casi di subappalto della produzione di borse di lusso in fabbriche cinesi con operai pagati illecitamente e dormitori al limite del decoro. A Trezzano Sul Naviglio, un lavoratore di 26 anni, originario del Bangladesh, era morto schiacciato dalla caduta di un macchinario mentre confezionava una borsa di Alviero Martini.

Il capo d’accusa per tutte queste maison è la stessa: incapacità di prevenire e arginare fenomeni di sfruttamento lavorativo nell’ambito del ciclo produttivo. Nel 2024, è impensabile che grandi nomi della moda come Alviero Martini, Giorgio Armani e Dior non abbiano gli strumenti per controllare la filiera produttiva. La retorica della rivoluzione green di cui si fregiano gli stilisti della haute couture sembra svuotata di significato.


Le Potenziali Conseguenze per le Maison

Ad oggi, la multa è stata inflitta agli imprenditori che avevano in subappalto la produzione di borsette Dior. Qualunque sia la cifra che verrà imputata alla maison francese, potrebbe essere comunque irrisoria rispetto allo smacco agli occhi del consumatore.

Secondo le statistiche, i consumatori – soprattutto di una determinata fascia d’età – sono particolarmente attenti al tema della sostenibilità produttiva delle maison. Un’indagine di Altroconsumo ha rivelato che il 63% dei consumatori ritiene molto importante che un’azienda tenga comportamenti ecosostenibili, mentre un ulteriore 33% attribuisce una certa importanza al tema. Per il 96% degli intervistati, gli aspetti green giocano un ruolo rilevante per indirizzare le proprie scelte.

Rispetto all’aumento dei prezzi, il 45% dei consumatori ha affermato di essere disposto a pagare di più per prodotti sostenibili e a ridotto impatto ambientale, purché le informazioni riportate siano tangibili e verificabili. Le etichette dei prodotti sono sempre più importanti, e il 56% del campione dichiara di consultarle sempre.


Conclusioni


Il mondo della moda si trova a fare i conti con scandali che mettono in discussione la sostenibilità e l’etica delle grandi maison. La sfida per Alviero Martini, Giorgio Armani, Dior e altri nomi della haute couture non è solo economica, ma anche reputazionale. I consumatori esigono trasparenza e comportamenti sostenibili, e le maison devono rispondere con azioni concrete e verificabili per mantenere la fiducia del loro pubblico.

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